venerdì 22 giugno 2012

OT: Facebboooook, il male incarnato e i baluba

A volte ho l'impressione che Faccialibro sia come una enorme Smemoranda che ogni volta che viene aperta ti schiaffeggia con le pagine glitterose.
Ma passino i glitter, c'è di peggio!

Per me è utile soltanto per via dell'associazione animalista di cui facciamo parte, e per postare le foto dei leprotti (facciamo a gara a chi ce l'ha più morbido!)

Sfortunatamente, oggi ha dato asilo ad una citazione degna dei migliori baluba dell'età della pietra. Piccola premessa: io sono originaria del sud profondissimo, vivo in Unnolandia da anni, e non sono nè il tipo che parla male delle proprie origini nè quello che lacrima ogni sera agognando il ritorno a "casa". Che poi, parliamone: la domanda più odiosa fatta dai conoscenti è: "ma quando torni a casa?", cioè come se 10 anni di corte (mia), 3 anni di storia, 2 di convivenza e una proposta di matrimonio fossero carta da culo, come se non fosse casa "il posto dove appendi il cappello" (cit.). Come se la casa fosse solo dove sei nato. Aò, se la volete pensare così siete padroni, ma è un errore ritenere che per me sia lo stesso.
Presa la laurea ho acchiappato la valigia e me ne sono andata senza voltarmi indietro, perchè ho un caratteraccio a cui non piacciono le invadenze e le famiglie formicaio, perchè volevo aria, e perchè certi modi di pensare delle mie parti li ho SEMPRE odiati, soprattutto per quanto concerneva le aspettative nei confronti di una donna.

Ma torniamo al baluba: un magnifico esemplare di tale maschio si è palesato con una di quelle frasette tipiche dei nostalgici che, pur risiedendo stabilmente da anni in altri luoghi, agognano ritornare sotto la gonna (e il mestolo) di mammà. Risparmio buona parte perchè vomito, ma recita più o meno così:
(soggetto: l'essere di un posto MOLTO  a Sud) si riflette nel tuo modo di essere, di pensare, di parlare; nel tuo entrare in un bar ed esclamare spontaneamente, alla vista di un amico, “u cafè è pavatu”; nel tuo alzarti la domenica mattina con il profumo del sugo nelle narici, ben certo che tua moglie si è alzata ore prima di te per farti trovare la pasta fatta in casa.
Mi sono arrostita le froge a leggere, uno per il fiero utilizzo del dialetto, perchè mi raccomando, che non si pensi che non sei un baluba! E in secundis, per la meravigliosa idea che tua moglie sia la tua fottuta schiava, che magari anche lei di domenica avrebbe voglia di riposare e invece no. E mi ha fatto ricordare tante cose che volevo dimenticare, fatte di mariti che non distinguono il prezzemolo dal basilico, che in casa non alzano un dito e anzi pretendono che lo faccia tu altrimenti che moglie sei etc etc etc.
Sarà anche uno stereotipo, ma di sicuro è nato per un motivo. Io l'ho visto, e gli ho fatto anche un sonoro gesto dell'ombrello. Grazie, preferisco vivere.

Scusate il post palloso, ma adesso sto meglio.